La chiesa di Santa Maria ad Nives a Melfi, situata nel centro storico, è una delle più antiche della città. Il titolo è legato alla basilica di Santa Maria Maggiore, sul colle Esquilino di Roma, che è il più antico santuario mariano dell’Occidente, sorto in seguito al Miracolo della neve del 5 agosto 358.

Costruita nel 1570 dall’albanese Giorgino Lapazzaia, Santa Maria ad Nives è una chiesa legata al rito arbereshe, di cui resta memoria, l’8 dicembre, nella distribuzione delle “panedduzze” (pane senza lievito), che secondo la tradizione erano sparse nei campi a fini propiziatori per la fertilità della terra. Grazie alla comunità arbereshe, riunita intorno alla chiesa di Santa Maria ad Nives si sono sviluppati nei secoli il culto dello “Spirito Santo” e la venerazione per l’immagine della SS. Trinità, che si accompagna a quella dell’Arcangelo Michele. In modo assai suggestivo, la notte di Pentecoste la comunità si riunisce al richiamo di corni di terracotta per salire nei boschi del Vulture, in preghiera, con torce, dalla chiesa di Santa Maria fino alla cripta rupestre dello Spirito Santo. Le statue della Trinità e di san Michele sono portate a spalla da sole donne.

Il mattino successivo (Domenica di Pentecoste), dopo la celebrazione della S. Messa da parte del Vescovo in montagna, il corteo ridiscende a valle dove trova un carro trainato da buoi su cui si colloca la statua della SS. Trinità che, preceduta da quella di san Michele portata a spalle dalla Confraternita, attraversa l’intera città scortata dall’esercito imperiale di Carlo V Asburgo (“l’esercito spagnolo”), sopraggiunto come liberatore.

La chiesetta è molto semplice: esternamente un edificio molto logorato dal tempo, la facciata è quella che più frequentemente s’incontra nelle chiese di paese in questo territorio grazie all’abside dedicato al culto mariano e in alcuni elementi decorativi.

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