Fra i più antichi dell’Italia meridionale, il santuario del SS. Crocifisso del Sacro Monte di Brienza deve la sua istituzione, nel 1238, alla devozione della gente del posto, grata per la miracolosa apparizione di Gesù in croce ad alcuni poveri pastorelli. Seguì una lunga serie di grazie: fra queste, lo scampato pericolo dal terremoto del 1646 e dalla pestilenza di una decina di anni più tardi. Dopo tali circostanze, a lode di Nostro Signore, si dispose nel 1659 un primo intervento di ristrutturazione, testimoniato dall’iscrizione apposta sull’architrave d’ingresso. La devozione si diffuse ulteriormente nel corso del tempo anche grazie all’attività di una apposita associazione laica, detta “subpatronato del Crocifisso”, istituita nella seconda metà del XIV secolo. Proprio in ragione del considerevole transito di pellegrini nel 1814 lo spazio divenne santuario. Il 24 luglio dell’anno successivo Pio VII dispose che vi si potessero lucrare indulgenze plenarie e parziali con l’aggregazione alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma.

Impreziosisce il luogo di culto una reliquia della Santa Croce, autenticata dalla Santa Sede e ceduta ai burghentini con apposito atto notarile datato 1759. Sono un riferimento alla Passione di Nostro Signore anche i dipinti che decorano gli spazi interni, organizzati intorno a una singola navata. In corrispondenza dell’altare maggiore, una Pietà affrescata nel 1733 dall’artista locale Pietro Giampietro, che ha ben saputo rendere conto dell’agonia di Cristo, delineandone le ferite da flagellazione, e il lutto di Maria e delle altre figure raccolte intorno, restituendone una precisa fisionomia. L’opera fino agli anni ’80 era coperta da una riproduzione su tavolato, recentemente trafugata. Riprendeva il tema della Passione anche un affresco trecentesco sulla volta absidale, distrutto da un terremoto nel 1857 e sostituito da una raffigurazione dell’Ascensione di Nostro Signore, opera di un altro pittore locale, noto come il Pietrafesa. Sui lati della navata, continua la narrazione della Via Crucis: vi si collocano due altari in gesso con tavolati in rame recanti l’immagine di Maria Addolorata (1879), a destra, e di Gesù nell’orto degli ulivi (1874), a sinistra.

Il culto del SS. Crocifisso è particolarmente sentito, non solo a un livello locale, ma nell’intero Mezzogiorno, in concomitanza a due festività in particolare: il rito cosiddetto ascendente dalla chiesa della SS. Annunziata di Brienza al Santuario nella prima domenica di maggio, quando le immagini della Madonna Addolorata e del figlio Gesù vengono portate insieme in processione, per poi separarle dopo una celebrazione ad altezza del largo San Nicola allo Spineto; poi, nella terza domenica di settembre,  il pellegrinaggio di ritorno dal monte in città: alle porte del paese con la cosiddetta “affrontata” si rendono i fedeli partecipi del ricongiungimento fra le immagini della Vergine e del Cristo; infine in piazza con il “volo dell’angelo”, un rito da associarsi verosimilmente al culto di san Michele, si riprendono i sette simboli della Passione di Nostro Signore, vale a dire incenso, calice, corona di spine, spada, croce, lancia e cero. In occasione di tali funzioni molti fedeli portano sul capo i cinti, speciali strutture in legno cui si applicano composizioni di candele votive.

Il crocifisso, attualmente esposto sul lato destro in prossimità dell’altare maggiore del santuario, è opera di G. Vincenzo Mussner di Ortisei. Tradizione vuole che l’artista, stremato dai numerosi tentativi di scolpirlo, apparentemente senza successo, vi sia riuscito solo dopo un’intensa veglia di preghiera. Era il 1960. Il precedente crocifisso in legno policromo cinquecentesco, attualmente esposto sull’altare maggiore della chiesa di San Zaccaria a Brienza, è opera dello scultore locale Labriola ed è stato spostato in quanto danneggiato dai ripetuti riti di ascesa e discesa dal monte.

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