Posto su una sommità appenninica (1725 m), il Santuario del Sacro Monte di Viggiano, nella Valle dell’Agri, rappresenta uno dei più significativi luoghi di devozione mariana del Mezzogiorno d’Italia. Lo possiamo per questo paragonare a quelli altrettanto celebri di Loreto o di Oropa, anch’essi caratterizzati dal culto a una Vergine dal volto scuro.  L’immagine della Madonna nera che custodisce è considerato il bene più prezioso dei Lucani.

Le origini della devozione sono antichissime. I monaci Basiliani, provenienti dall’Asia Minore per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste ed alla invasione araba, portarono in Italia la statua della Vergine che fu collocata nella antica cattedrale di Grumentum. Da qui sarebbe stata trasferita e nascosta in una buca sulla vetta del Monte di Viggiano per evitare che venisse distrutta dagli invasori saraceni, che rasero Grumentum al suolo intorno al 1050.

Tra il 1200 e il 1300 alcuni pastori, attratti da strani fuochi sulla cima del monte, salirono sulla vetta e trovarono l’immagine miracolosamente intatta in una buca. La statua fu riportata nel risorto nucleo abitato, nella piccola chiesa di Santa Maria fuori le Mura poi denominata “del Deposito”, destinata a diventare l’attuale Basilica di Viggiano. Il primo documento storico che cita la chiesa risale al 1393. Oggi il Santuario ha un impianto settecentesco ed è molto semplice nelle sue linee esterne. L’interno, a tre navate, ed è decorato in stile barocco con stucchi, marmi, oro a foglie e due grandi tele di scuola napoletana, una raffigurante l’Annunciazione e l’altra l’Assunzione.

All’interno è conservata l’immagine, regale ma dolcissima nella manifestazione della divina maternità. La statua lignea è di stile bizantino, mentre la copertura in oro zecchino risale agli anni della dominazione spagnola. La Madonna è seduta in trono e reca nella mano destra il globo; con la mano sinistra regge il Bambino, seduto sulle ginocchia in posizione frontale che benedice e regge il globo crucigero nella sinistra.

Alcuni prodigi accompagnano la storia del tradizionale pellegrinaggio. Nel 1566 per l’intensità della pioggia fu rinviata nel pomeriggio la processione verso la montagna, ma il popolo vide la statua mettersi in cammino da sola e comprese che non si poteva venir meno all’impegno della processione. Un altro miracolo sarebbe quello, più volte ripetuto, relativo all’aumento di peso del simulacro durante la processione, per cui fu necessario ricorrere ad altri portatori: la Vergine, si pensò, intendeva accontentare il maggior numero di portatori.

Il pellegrinaggio si svolge in due momenti: la prima domenica di maggio la statua viene traslata, con una processione lenta e solenne lungo i tornanti della montagna, dalla basilica santuario di Viggiano al santuario del Sacro Monte; la prima domenica di settembre, l’immagine viene riportata dal Santuario alla basilica. Nel suo cammino la Madonna, racchiusa all’interno di una settecentesca urna dorata, è accompagnata dal suono delle zampogne e degli organetti, da stendardi, bandiere, cinti di candele, contesi da centinaia di uomini organizzati in squadre (le cosiddette catene) a seconda dei paesi di provenienza.

Nel giorno in cui la statua ridiscende al paese i giovani si contendono l’onore di trasportarla sulle spalle. Il fascino della montagna e il ripido sentiero da percorrere, il silenzio della selva, il panorama esteso sull’Appennino concorrono a rendere il percorso (12 km) un’intensa esperienza religiosa, che permette di trovare Dio nella bellezza del creato.

La Vergine Nera è stata incoronata “Patrona e Regina della Lucania” prima da papa Leone XIII (1892) e poi da papa Giovanni Paolo II (1991).  Paolo VI nel 1965 aveva elevato il Santuario a Basilica minore. Carlo Levi scrive, nel suo Cristo si è fermato a Eboli: “In tutte le case, a capo del letto, attaccata al muro con quattro chiodi, la Madonna di Viggiano assiste, con i grandi occhi senza sguardo nel viso nero, a tutti gli atti della vita”.

Dettagli

Viggiano